C’è chi per le fiorire o per i panni stesi è pronto a ingaggiare una lotta con il vicino di casa più lunga della Guerra dei Cent’Anni. E chi proprio non sopporta gli odori di cucina, che svettano in testa alla classifica con il 35% delle liti: sul banco degli imputati soprattutto le fragranze di spezie, tipiche della cucina etnica e il fritto. Al secondo posto, gli odori legati alla presenza di animali, che rappresentano il 30% delle liti da odori. L’urina del cane o del gatto la motivazione più citata. Al terzo posto i fumi di attività commerciali (15%) come ristoranti o officine. Ma altri non tollerano la tv a alto volume, i giochi dei bambini in cortile o la presenza di animali. Come fare per imparare a convivere? Adesso c’è lo psicologo di condominio. «Non è giusto parlare solo di scontri, che sono l’aspetto più eclatante – spiega Elvio Raffaello Martini, psicologo di comunità e docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore – ma di vita di condominio.

Molto spesso nei condomini c’è anche tanta solitudine. Per non entrare in conflitto con i vicini, le persone si ritirano. Pensano che magari l’isolamento sia il male minore rispetto alla lite, ma lo stare soli mina la qualità della vita di chi abita nei palazzi e magari non si saluta nemmeno». Proprio per questo Martini, con la collega Silvia Mele, psicologa sociale, hanno dato vita a un progetto pilota di consulenza e affiancamento dei condomini per affrontare meglio la vita negli stessi cortili. «Abbiamo lavorato per 10 anni al Corvetto, nel contesto difficile delle case popolari – spiega Silvia Mele – e da quella esperienza abbiamo tratto molti spunti utili anche in contesti abitati privati: i conflitti possono svilupparsi sia in centro a Milano, che nei condomini di periferia». Senza contare che la crescente presenza di vicini stranieri sul proprio pianerottolo spesso aumenta le difficoltà di comprensione. E le liti spesso, quando vengono gestite con avvocati e carte bollate, non arrivano a soluzione.

Da un’indagine dell’Associazione nazionale amministratori di condominio, è emerso che 2 milioni gli italiani, dopo aver portato le loro lamentele davanti al giudice, si sono visti rigettare i ricorsi. «In certi casi per risolvere i problemi basta aiutare le persone a conoscersi e parlarsi – conferma Martini – e noi come psicologi di condominio puntiamo ad affiancare figure professionali come gli amministratori e aiutare chi abita porta a porta a realizzare dei progetti comuni». Un aiuto accolto a braccia aperte da Leonardo Caruso, vicepresidente dell’Anaci. «L’80% degli italiani vive in condominio e pochissimi conoscono i doveri che ne derivano. Servirebbe – scherza -un test prima di idoneità prima di andare dal notaio».